Nel 1914 l’Italia faceva parte della Triplice Alleanza che la legava militarmente al Reich tedesco e alla Monarchia austro-ungarica. Con lo scoppio della guerra, ci si aspettava, dunque, che il Belpaese si sarebbe unito ai suoi alleati.
L’Italia invece indugiava e, di fatto, da un punto di vista formale, non era nemmeno obbligata a intervenire poiché il patto prevedeva che questa avrebbe dovuto sostenere militarmente i propri alleati, soltanto in caso di ricevuta aggressione, cosa che non era avvenuta, poiché era stata la Monarchia austro-ungarica ad attaccare la Serbia.
A prescindere da ciò, da un punto di vista militare l’Italia non era sufficientemente preparata e gli italiani, a differenza dei popoli partecipanti alla guerra, non mostravano entusiasmo nei confronti del conflitto.
La posizione esitante dell’Italia aveva, tuttavia, anche motivi strategici, poiché dalla partecipazione alla guerra ci si aspettava una ricompensa in forma di un concreto ampliamento territoriale, ovvero l’annessione del Trentino e della città di Trieste. Entrambe appartenevano alla Monarchia austro-ungarica, tuttavia, a Trieste prevaleva la popolazione italiana e il movimento pro Italia era molto forte e attivo. Nel Trentino, invece, la maggioranza della popolazione era contraria all’annessione all’Italia.
L’Austria, tuttavia, si rifiutò di accettare le condizioni che l’Italia aveva posto per partecipare al conflitto al suo fianco, e cosi questa entrò segretamente in trattativa con l’Inghilterra e la Francia.
Tra il 1914 e il 1915 la propaganda degli interventisti che spingevano verso l’entrata in guerra, diventava sempre più forte. Tra le loro fila si contavano anche il noto poeta Gabriele D’Annunzio e l’allora ancora giovane Benito Mussolini.
La Francia e l’Inghilterra erano più favorevoli alle ambizioni espansive dell’Italia e così, il 23 maggio 1915, questa entrò in guerra al fianco dell’Intesa.
Durante i primi mesi di guerra l’Italia era fortemente armata e la propaganda bellica contro la Monarchia austro-ungarica si faceva sempre più aggressiva, tuttavia, sia la preparazione militare che quella psicologica alla guerra non erano assolutamente sufficiente.
L’Italia dovette presto abbandonare l’illusione di vincere velocemente il conflitto, basti pensare che soltanto lo scontro sulle Alpi tra Italia e Impero asburgico durò oltre tre anni senza che nessuna delle parti riportasse una sostanziale vittoria. Ciò era dovuto al fatto che le linee del fronte tra Austria e Italia correvano per lo più tra le montagne e spesso nel ghiaccio e nella neve.
Nel corso di 15 sanguinosi scontri nei pressi del fiume Isonzo e durante 3 scontri sul Piave entrambe le parti persero un totale di un milione di soldati senza che nessuna potesse dichiararsi vincitrice.
Tra il 1915 e il 1918 l’Italia aveva mobilizzato in tutto 5,6 milioni di soldati dei quali 650.000 morirono e 950.000 restarono feriti. Le perdite della Monarchia austro-ungarica, d’altra parte, ammontavano a 400.000 soldati.
L’Italia, che aveva lottato al fianco dell’Intesa e quindi delle forze vincitrici, ottenne la città di Trieste, il Trentino, l’Alto Adige e l’Istria. Il Belpaese, tuttavia, pretese anche la strategica città-porto di Rijeka (Fiume) e parti della costa della Dalmazia che tuttavia non ottenne.
Fonti
Mario Bartoli, Mario Fornario e Giandolfo Rotasso, La città di ghiaccio – guida agli itinerari e al museo della guerra 1915-1918 in Marmolada, Casa editrice Publilux, Trento.
Andrea De Bernardin e Michael Wachtler, La città di ghiaccio – la Grande Guerra nelle viscere della montagna, Edizioni Athesia, Bolzano.
Ö1 macht Schule: der erste Weltkrieg als Epochenbruch. Die Geburtsstunde des 20. Jahrhunderts.
http://www.lagrandeguerra.net/ggmarmolada.html
http://www.reise-nach-italien.de/italien-erster weltkrieg.html
http://www.welt.de/geschichte/article124046807/Wie-derErste-Weltkrieg-den-Film-veraenderte.html