«Non c’è nulla da celebrare, nulla da condannare, nulla da denunciare, ma c’è solo da ridere, tutto è ridicolo quando si pensa alla morte» *(1)
disse Thomas Bernhard nel 1968 quando ricevette il Kleiner Österreichischer Staatspreis, uno scrittore che definiva gli austriaci «ignoranti e apatici»*(2) , e che non perdeva occasione per criticare l’Austria e i suoi politici, cosa che presto gli valse il titolo di “autore scandaloso”.
Bernhard amava provocare e soprattutto criticare la società austriaca del Dopoguerra che tentava di rimuovere il suo passato nazionalsocialista.
Questo eccentrico scrittore, che già a diciott’anni ricevette l’estrema unzione per una grave polmonite, era un outsider che amava definirsi un «misantropo».
Nulla che possa meravigliare, se si osserva con attenzione la biografia dello scrittore che, nato figlio illegittimo nel 1931, fu spesso accusato dalla madre di averle rovinato la vita.
Il nonno materno, anch’esso scrittore, rappresentò per lui un grande sostegno e una figura paterna che risvegliò nel giovane Bernhard la passione per la scrittura. Alla morte del nonno, il sensibile adolescente si ammalò di una grave polmonite per riprendersi poi dalla malattia lentamente e solo con grande fatica: aveva perso, infatti, non solo una persona cara, ma forse il suo punto di riferimento più importante. L’unico modo per elaborare la perdita era la “fuga” nella scrittura.
Il giovane Bernhard restò a lungo malato e costretto a restare a letto, così cominciò a osservare attentamente il mondo. Ovunque volgesse lo sguardo, tuttavia, si aprivano ai suoi occhi finestre sugli abissi umani. Un tema che non lo abbandonò più e che lo accompagnò per tutta la vita, è rappresentato, infatti, dalle facciate dietro le quali si celano corruzione, crudeltà, stupidità, arroganza, disprezzo del genere umano e Antisemitismo. Sicuramente si può definire Thomas Bernhard una persona difficile, un solitario che aveva pochi amici.
A partire dal 1952 Thomas Bernhard cominciò a lavorare per diversi quotidiani e nel 1955 cominciò a studiare canto, teatro e regia presso l’Università della Musica e dello Spettacolo di Salisburgo, un corso di studi che concluse nel 1957.
La sua compagna di vita fu Hedwig Stavianicek, che aveva 37 anni più di lui e che sostenne anche economicamente la sua evoluzione artistica. Più tardi Bernard espresse esplicitamente il desiderio di essere seppellito insieme con lei nel cimitero di Grinzing.
Il luogo dove, più di ogni altro, amava trascorrere il proprio tempo, era, invece, la sua masseria sul lago di Traun, in Alta Austria. Si trattava di un podere assai isolato e arredato in maniera piuttosto spartana.
«Mi piace molto stare qui. Pareti spoglie, il più possibile. Si tratta di una casa fredda e spoglia, cosa che ha un effetto positivo sul mio lavoro. I libri o ciò che scrivo, sono come il luogo in cui abito» *(3) disse una volta a proposito della casa sul lago di Traun.
Poderi medievali, antiche case padronali minacciate dal decadimento sono ambientazioni che ritroviamo in alcune sue opere come Verstörung (Perturbamento), Ungenach (Ungenach) o Korrektur (Correzione), dove giocano un ruolo decisivo.
Thomas Bernhard, tuttavia, con il tempo uscì dal suo isolamento campagnolo perché, in fondo, si sentiva a casa nello scrivere e nel viaggiare.
In Wittgensteins Neffe (Il nipote di Wittgenstein) descrive se stesso come «il nuovo arrivato più infelice che si possa immaginare, una di quelle persone che in fondo non sopportano nessun luogo sulla terra e che sono felici soltanto nello spazio tra un luogo e un altro» .*(4)
I viaggi di Bernhard in Spagna e Portogallo furono segnati da un’intensa attività letteraria, anche se la stessa Vienna, che al contempo amava e odiava, rappresentava con il suo Cafè Bräunerhof un punto di riferimento per la scrittura.
«Ho sempre odiato i tipici caffè viennesi noti in tutto il mondo, perché tutto in essi è contro di me. Allo stesso tempo per decenni mi sono sentito a casa proprio nel Cafè Bräunerhof» *(5)
Tutti i suoi viaggi erano accompagnati da un senso di estraneità, che fungeva da protezione da un confronto con il mondo esterno, che in qualche modo risultava essere troppo intenso.
Negli anni Sessanta divenne uno dei romanzieri di lingua tedesca più importanti e controversi, inoltre si era affermato anche come drammaturgo.
Il suo testo per teatro Ein Fest für Boris (Una festa per Boris) fu messo in scena per la prima volta nel 1970 ad Amburgo con la regia di Claus Peymann. La collaborazione con Peymann, che negli anni Ottanta divenne anche direttore del rinomato Burgtheater di Vienna, fu molto fruttuosa, ma Bernhard sviluppò nel tempo un’ostilità nei confronti del regista che elaborò nella pièce Claus Peymann kauft sich eine Hose und geht mit mir essen (Claus Peymann si compra un paio di pantaloni e va a mangiare con me).
Bernhard fu legato da intense e stimolanti amicizie anche con noti scrittori austriaci quali Ingeborg Bachmann e Peter Handke.
Quando negli anni Ottanta Bernhard si affermò su scala internazionale, le sue opere approdarono nei paesi latini, dell’Europa dell’Est e addirittura in Asia, dove incontrarono un grande interesse di pubblico e di critica. Il suo approccio poetico di osservazione a distanza della realtà ebbe nelle opere future sempre più importanza.
Le sue opere tarde sono caratterizzate anche da una maggiore pacatezza, da un’ironica distanza da sé e da un certo humour, in cui lo scrittore si prende la libertà di rappresentare la realtà in maniera piuttosto cruda sottolineandone gli aspetti grotteschi e così «trasformando in forma artistica il concetto negativo di tirata» .*(6)
La morte della compagna Hedwig Stavianicek nel 1984 colpì Bernhard duramente. Nel suo racconto Alte Meister (Vecchi maestri) quando il critico d’arte Reger si accorge della morte della moglie, commenta: «tutta l’arte, come sempre, non è nulla al cospetto dell’unica persona amata». *(7)
Thomas Bernhard muore nel 1989 poche settimane dopo la prima di Heldenplatz (Piazza degli eroi) in seguito a un’infezione cardio-polmonare.
Il testamento dello scrittore, la cui forma e contenuto sono stati continuo oggetto di discussione, può essere considerato la sua ultima “opera d’arte”. In questo l’autore, infatti, vieta la pubblicazione delle proprie opere all’interno dei confini dell’Austria fino allo scadere dei diritti d’autore.
Dopo dieci anni di rispetto di tale divieto, nel 1998 l’eredità di Thomas Bernhard divenne base di una fondazione privata che permise nuovamente la messa in scena in Austria delle sue pièce, mentre l’opera inedita di Bernhard, il così detto Thomas-Bernhard-Archiv, fu reso accessibile alla scienza e alla ricerca.
Ciò che rende l’opera di Thomas Bernhard così affascinante sono le sue melanconiche figure, personaggi segnati da una singolare e quasi attraente melanconia, che più che vivere esistono, organizzando la propria esistenza in maniera assolutamente pragmatica. Bernhard si rivolge agli aspetti negativi dell’esistenza umana, come il fallimento, la colpa e il destino, e ci pone uno specchio nel quale possiamo, orribilmente ma al contempo spassosamente, riconoscere noi stessi e il nostro mondo.
*(1) Thomas Bernhard in Judex, Bernhard: Thomas Bernhard, C. H. Beck Verlag, München 2010, p. 26
*(2) Thomas Bernhard in ibidem, p. 26
*(3) Thomas Bernhard in ibidem, p. 25
*(4) Thomas Bernhard in ibidem, p. 26
*(5) www.welt.de/kultur/ literarischewelt/article124770285/Wo-Thomas-Bernhard-rundum-gluecklich-war.html
*(6) Schmidt-Dengler, in Judex, Bernhard: Thomas Bernhard, C. H. Beck Verlag, München 2010, p. 27
*(7) Thomas Bernhard in ibidem, p. 28